Un assaggio, breve, intenso, fresco, soleggiato. Giusto un morso all’estate italiana, quella fatta di frittini misti, ombrelloni blu, spalle ustionate dal sole, onde appena accennate.
Corpi, tanti, tatuati, fino all’ultimo centimetro disponibile. Che c’è da chiedersi come sarà poi fra 20 anni quella tela violata da linee, disegni, carpe, fiori, cuori e scritte che man mano sbiadiranno, perdendo forse il loro senso originale.
Rumore di piatti e posate, in pause pranzo coordinate e affollate, tutti a voler sfamare la voglia di mare. Urla di bimbi, corse di cani, puzza di pipì abbandonate agli angoli delle strade.
Extension bionde, paillettes esagerate, treccine posticce. La bella stagione italiana, fra un morso ad un’anguria ancora insipida di luglio, un sorso allo spritz arancione come il sole che tramonta e un riposino post spiaggia con la tapparella abbassata a metà e la tenda accarezzata da una brezza leggera.
Pensieri sparsi in libertà, mercatini, finali di campionati europei appena iniziati eppure già finiti. Luglio al mare sa di libertà a cui hai rinunciato.
Sa di furto ai 35 gradi di Milano, alle scrivanie lasciate ancora piene in ufficio. Di serate e zanzare, di domande ricorsive e risposte non ancora trovate.
Sa di estate, non di ferie, di 15 giorni rubati al business, affannosamente collezionati durante tutto l’anno. L’estate, quella vera, è tutta un’altra storia.