Se chiudo gli occhi e penso a Raffaella Carrà, ancora oggi, ad un anno esatto dalla sua morte, riesco perfettamente ad immaginarmela, luminosa e sorridente con il suo caschetto dorato (molto prima di te cara Wintour!). Avvolta, anzi, fasciata ca vans sa dir, in uno dei suoi iconici look. Rosso, blu, giallo, glitter, cristalli, tulle, pantaloni, gonne, abiti lunghi, pancia scoperta, gambe kilometriche, tacchi vertiginosi, tailleur maschili. Raffaella ha davvero indossato qualunque cosa.
E lo ha fatto con uno stile ed una grazia assoluti. Provocante senza mai essere volgare, sensuale senza mai diventare un oggetto del desiderio piatto come la pagina di un calendario.
Prima di tutte, fonte di ispirazione per generazione di donne e di uomini, ha saputo mescolare con grazia estrema professionalità ad un pizzico di follia, estro magistrale all’attenzione ai dettagli.
Poche come lei hanno saputo giocare con i colori, le tendenze e i dettami della moda del suo tempo, anticipando anche quella. Indossare senza farsi schiacciare da un abito di scena come quelli che sceglieva accuratamente in ogni occasione non è cosa da poco. Eppure ci è sempre riuscita: era lei, poi l’abito, infine il sogno. Raffaella non era una semplice mannequin ricoperta di pizzi e lustrini. Raffaella è stata l’anima di abiti firmati da stilisti come Renato Balestra, Luigi Borbone, Mario Dice, Antonio Grimaldi, Gattinoni, Leitmotiv, Fausto Puglisi, Francesco Scognamiglio, grandi nomi che hanno avuto la fortuna di vestirla e accompagnarla in una delle sue meravigliose performance televisive.
Alla pari di una star internazionale, Raffaella Maria Roberta Pelloni, in arte Raffaella Carrà, è riuscita a immergersi totalmente nella moda del suo tempo, mantenendo però fedelmente la sua immagine fuori da quella moda stessa, diventandone un’allegoria, un simbolo, un riferimento.
Il suo caschetto biondo, immutabile e ormai eterno, ben si è abbinato con qualsiasi colore (n.b. si dice fosse il giallo il suo preferito), rendendolo ora strumento di seduzione, ora mezzo per avvicinare le casalinghe di Voghera senza disturbare gli intellettuali di Milano, accomunandoli in un comune senso di rispetto e ammirazione per una donna che ha fatto della sua carriera il centro nevralgico della sua vita. O forse più semplicemente ha saputo fare della sua vita un capolavoro, una carriera professionale che ha travalicato i confini nazionali, fatto un giro immenso, per poi tornare li, dove “Mamma Rai” l’ha custodita gelosamente per anni.
In un momento storico in cui nella moda a comandare davvero sono gli stylist, c’è da chiedersi, chi aiutava Raffaella nella scelta degli abiti di scena? Di certo i migliori nomi degli anni ’70, ’80 e ’90, quelli dei più grandi costumisti televisivi e cinematografici come Luca Sabatelli, Enrico Rufini, Gabriele Mayer, Gabriella Pera, professionisti che attraverso la personalità di Raffaella sono riusciti a ricreare sogni a colori in una tv che ancora trasmetteva in bianco e nero.
Ma il merito principale è sicuramente di Raffaella, che ricorderemo, canteremo, imiteremo e ameremo per sempre, nei suoi look indimenticabili e con il suo accessorio migliore: il sorriso. Grazie Raffa!
Fonte Foto Pinterest.it