Scrivo questo articolo dopo aver visto con i miei occhi il lancio di La Repubblica (che vi agevolo qui sotto) dedicato all’incendio doloso che ha colpito il villaggio di Temptation Island. Con tanto di foto dell’ultima edizione in copertina. “Chi le ha appiccate [le fiamme] – riporta La Repubblica – ha lasciato sul posto una lettera minatoria indirizzata ai titolari dell’albergo, noto per essere la base logistica del reality di Canale 5 “Temptation Island”.
Dettaglio che ha acceso in me una micro scintilla di riflessione successivo al “ah, la notizia del giorno”, è stata questa parte: “Nel rogo è andato in fumo anche del materiale di Mediaset utilizzato o da utilizzare dallo staff dell’emittente per le riprese del programma“.
Non nego di aver associato il pensiero: ecco, qualcuno dei “maschi” protagonisti di avvincenti avventure è folle al punto tale di aver voluto danneggiare del materiale che lo riguardava. Posto che dietro questa cosa ci può essere di tutto e saranno ovviamente i competenti in materia a stabilirlo, il fatto che il mio primo pensiero si sia legato all’ombra di una mascolinità malata mi ha fatto riflettere.
Ammetto di aver guardato una serie di Temptation Island qualche anno fa, traendone parecchio divertimento. Non lo dico per mettere come si suol dire in my town “le mani avanti”, a quello che è indiscutibilmente uno dei fenomeni televisivi degli ultimi anni. Nella più classica definizione da manuale, la nuova frontiera del trash firmata da quel genio del male che è e sempre resterà per me Maria De Filippi. Lo dico perché questo programma, di cui non ho evidenza circa gli ascolti, per cui vi rimando a questo interessante articolo di Vanity Fair (si, Vanity non può fare a meno di parlarne evidentemente nella speranza di fare un pò di visitatori) è incoronato, dati alla mano, come il “programma cardine dell’estate, l’unico in grado di far rifiatare una televisione sempre più impantanata nelle repliche“.
Moltissime amiche, che reputo assolutamente in grado di distinguere qualcosa di surreale dalla verità, ammettono di divertirsi tantissimo guardandolo. Ed effettivamente, come dicevo su, divertente lo è specie se lo segui live su social come Twitter.
Ma la vera riflessione è: di che cosa esattamente ridiamo? Di forme di relazioni assolutamente sbagliate? Di mostri creati da anni di televisione, corpi oliati e tette impaiettate? Devo davvero citare la tv di Berlusconi? La parabola della ragazza Cocodè che diventa tronista da conquistare?
No, non credo, forse anche perchè esagero. Ma la mia domanda vera è: perchè guardate Temptation Island? Cosa vi fa esattamente ridere di questa fotografia della realtà così drammaticamente vera?
Una serie mi è bastata per capire quanto svilente possa essere una concezione non dell’amore, attenzione, non sto mica parlando di questo, per carità!, ma delle relazioni. Delle relazioni umane. Svilite a mera rappresentazione di una femminilità e una mascolinità, ma soprattutto di una umanità ormai mera marionetta illuminata dalla luce di un falò. A rischio di bruciarsi, come Pinocchio.