Di cose ne abbiamo lette a centinaia, forse migliaia se ci aggiungiamo i meme che ci hanno fatto morire dal ridere. Per questo andiamo dritti al punto e proviamo ad elencarli tutti gli insegnamenti di moda che abbiamo imparato da questo settantaduesimo Festival di Sanremo.
1. Il rosa è finalmente considerato un colore
Ce n’è voluto di tempo, e ci è voluta forse anche una delle più divertenti notizie degli ultimi mesi che ha fatto urlare allo scandalo, ma finalmente possiamo affermare che il rosa è un colore. Anche per le mascherine della polizia, ma soprattutto per il palco dell’Ariston dove sfilano sfumature di rosa mai rappresentate con tanta eleganza, indossate indifferentemente da uomini e donne, presentatori e cantanti, ospiti e anche qualcuno in platea fra il pubblico. Fa piacere vedere come quello che è sempre stato relegato ad outfit fanciulleschi, venga finalmente preso in considerazione come tonalità elegante, eterea, ma anche trasgressiva e sensuale. Insomma un colore potente, che sta bene su carnagioni chiare o su quelle più scure, che si intona perfettamente anche con le chiome più originali. Da inserire subito nel nostro guardaroba senza più sensi di colpa.
2. Con il bianco e il nero non si sbaglia mai
Un grande classico, utilizzato in contrasto o in total look poco importa: quello che conta è che questi colori da sempre non hanno genere e diventano quindi un vero e proprio manifesto di identità e di eleganza. Non si sbaglia mai con il nero o con il bianco, è vero, ma quanta grazia ci vuole per indossarli senza sembrare anonimi? Il bianco rassicura, il nero inquieta, eppure in questo turbinio di colori ci sembrano i più familiari.
3. Gli strass piacciono proprio a tutti (soprattutto agli uomini)
Vuoi vedere che quello che davvero unisce tutte le generazioni presenti sul palco dell’Ariston (Blanco avrà l’età di Gianni Morandi nel 2080. Si, nel 2080.) è lo strass? Quella piccola fonte di luccichio intermittente che accompagna ogni passo di cantanti ed ospiti, diventa l’elemento fashion più utilizzato a Sanremo: lo abbiamo visto su giacche, camicie, longdress, scarpe, occhi, insomma, ovunque. Sarà che dopo due anni di buio abbiamo finalmente voglia di brillare?
4. La giacca fa sempre il suo effetto (anche in fantasie improponibili)
Va bene tutto. Sono finiti i tempi in cui mio padre inorridito guardava Jovanotti in jeans e scarpe da ginnastica esibirsi al Festival e ormai anche lui apprezza la giacca rossa
smanicata di Michele Bravi. Ma vuoi mettere con Matteo Berettini con la sua
giacca scura in velluto? La giacca conquista ancora e torna prepotente in qualsiasi taglio e colore (passando anche per l’improponibile completo fantasia indossato da Dargen D’Amico) diventando ora formale, ora feticcio del fashion victim più assatanato. Abbinato al classico pantalone sigaretta o alla gonna lunga, la vediamo riaffiorare anche nel guardaroba femminile. In antitesi con un altro capo che la pandemia ha battezzato come must-have, ovvero il pigiama, a voler ribadire che abbiamo voglia di vestire nuovamente per stare in mezzo agli altri.
5. Il pigiama ormai è un capo da giorno/sera
Ammetto: la battuta della Ferilli sul povero Yuman e sul suo “pigiama” mi ha fatto molto ridere. Quel che neanche la Sabrina nazionale può negare però è che ormai il pigiama sia a tutti gli effetti entrato nel nostro guardaroba, non più relegato ai momenti in casa o di convalescenza, ma vero e proprio capo da sera. Un esempio? Provate a contare mentalmente quanti lo hanno indossato durante questa ultima edizione del Festival. Forse funzionerà più delle pecore per farvi addormentare. Ci piace, se portato con stile, come Drusilla, può diventare davvero il capo dell’anno.
6. Il pizzo vive e tornerà a “pizzicarci”
É ovunque: su calze, su scollature, su camicie e colletti, tubini e pantaloni. Un tocco vintage che se indossato da Emma o da Blanco riesce sempre e comunque a trasmettere sensualità. Per cui accogliamo con piacere il suo ritorno e andiamo a riguardare se fra le calze ci è rimasto qualche reperto degli anni ’90.
7. L’ombelico è ancora la parte più sexy del corpo da mostrare
Un omaggio alla Carrà forse, quello che è certo è che l’ombelico rimane una delle parti più sexy del corpo, da mostrare con orgoglio.
8. Tacco o bikers? Meglio scalzi
Abbiamo visto super tacchi da serata di Gala, e personalmente ho pregato indifferentemente per tutte le donne presenti sul palco affinché non cadessero. Contenta per loro, ne invidio il passo sicuro (Dito nella Piaga insegnami a ballare sui trampoli!). Ma in tanti hanno scelto stivali di post punk memoria, con zeppe invidiabili anche per le amanti di Nana. Non pochi quelli che hanno scelto di presentarsi scalzi. Certo, non sortisce più l’effetto di una volta. Piedi nudi come gesto di ribellione o come estrema ratio?
9. La pelle (o eco-pelle?) fa ancora tanto rock
Fa tanto anni ’80, fa davvero ancora rock. La indossano in molti, rigorosamente in total black. E funziona, un po’ citazione vintage (Rkomi) un po’ avanguardia pura (La Rappresentante di Lista).
10. Il make up non è più solo roba da “femmine”
Vincono su tutto gli occhi. Sono tornate le labbra rosso fuoco, ma il focus è sullo sguardo (dopo due anni di mascherine poteva essere diversamente?). Vince l’eyeliner, meglio ancora se bianco o con doppia linea, come visto in passerella da Chanel. Trionfano anche gli smalti, applicati in tonalità scintillanti (vedi Giusy Ferreri) o pastello (ovvero Sangiovanni) o nel classino rouge noir (lo ha indossato anche Fiorello!).
11. I tatuaggi sono la cosa meno trasgressiva di sempre
Dovremmo farcene una ragione noi portatori sani di quei 3/4 tatuaggi mini, piccoli, ben nascosti, timidi tentativi di ribellione stampati sulla pelle qualche anno fa. Avere un tatuaggio sul polso è ormai roba da trasferelli in una classe di 3° elementare. L’asticella, superata da un bel po’, i tatuaggi li porta direttamente sulla faccia della bella gioventù di Sanremo. E ormai non si scandalizza più nessuno, neanche mia madre. Sdoganiamo quest’arte e liberiamola dal significato più becero. Tatuarsi non significa trasgredire ad una regola, ma rispondere ad una propria esigenza. Detto questo mi assicurerò personalmente che i miei nipoti non si tatuino “Don’t cry” sotto un occhio, al massimo li accompagno per un bel dragone sulla schiena.
12. Abiti in passerella
Avete presente quando guardate le foto delle sfilate e il vostro pensiero passa dal “che meraviglia” al “ma quando mai si può indossare una roba così”? Ecco, Sanremo è diventato quel posto in cui quegli abiti visti in passerella entrano in collisione con la quotidianità. Su quel palco la moda comunica, l’abito è il suo alfabeto e i vestiti si spogliano della loro funzione primaria, ovvero coprire o scoprire, per caricarsi di significati tutti da leggere.
13. No gender
La moda a Sanremo finalmente diventa no gender per davvero. Uomini che si vestono con tessuti femminili, donne che indossano tagli maschili. Finalmente.
14. La canottiera pretende un certo impegno etico
Per indossare la canottiera sul palco del Festival devi avere una storia, un certo rigore morale e tanto impegno etico. È il caso di Giovanni Truppi, a cui la perdoniamo. Vuoi vedere che con la sua canotta tinta unita è il più trasgressivo di tutti?