Agosto, Milano.

Deserta, assolata, silenziosa, crudele, sincera, spaventata. Diversa eppure così profondamente vera. Milano ad Agosto è questo e molto altro, o poco altro. Chi lo sa.

Milano, Corso San Gottardo, 14 Agosto.

Milano ad Agosto. Mi chiedo perchè nessuno dei cantautori indie le abbia mai dedicato una canzone. Alle sue strade svuotate, ai tram ancora più rumorosi, al caldo soffocante e alle zanzare regine incontrastate dal tramonto in poi. Milano ad Agosto è crudele e spaventosa. Forse perchè più vera che in qualsiasi altro momento dell’anno. Si mostra per quel che è: palazzi, negozi, vetrine, bar, ristoranti. Solitudine. Alberi che fanno poca ombra, persone che vagano alla ricerca di non si sa davvero cosa.

Milano tira fuori le storie più strane, le facce che durante l’anno si mimetizzano dentro al suo caos. Le vite che da settembre in poi si riperdono fra i suoi eventi, nella sua frenesia, nelle circostanze che diventano decisioni.

Feroce come il caldo che l’attanaglia, spaventata come gli occhi dei pochi turisti che si aggirano per le strade semi deserte lontane dal centro. Eppure così bella. Eppure così diversa, ma così vera.

Agosto a Milano è sempre un’esperienza. Agosto forse è Milano, o Milano è Agosto. Ma tornerà la vita, tornerà la settimana della moda, tornerà la frenesia, e Milano si perderà ancora una volta fra le voci e i volti di chi la affolla, senza viverla davvero.

Milano ad Agosto è solo per i più coraggiosi, per chi non ha paura di guardarsi dentro e di guardarla da dentro. Di vederla sopita, eppure così viva. Di cercare la sua anima nei bar cinesi, lontano dalle eleganti “osterie” o dai roof top illuminati con le lucine di Pinterest. Così poco “estate italiana“, così tanto periferia del mondo.

Eppure se a Milano ci fosse il mare, forse, Agosto non sarebbe così male.