Perché il gilet è il nuovo blazer (ma molto più divertente)

Strutturato ma mai rigido, il gilet torna in tutte le sue forme. Sartoriale, boho o crochet, è il nuovo alleato cool del guardaroba estivo 2025.

Tutto è cominciato con un gilet beige, in lino leggermente stropicciato, provato distrattamente durante una sessione di “ho solo cinque minuti, giuro” da COS. L’ho messo sopra una canotta bianca e — sorpresa — mi sono vista stranamente ordinata ma rilassata, composta ma non impostata. In una parola: fighissima.

Da lì è iniziata una lenta ma inesorabile discesa nel tunnel del gilet. Ne ho cercati altri. Ne ho ripescati di vecchi. Ho rivalutato quello ricamato della nonna. Ho persino riaperto il cassetto mentale in cui avevo archiviato tutto ciò che era anni ’70, boho, leggermente maschile ma elegantissimo. Esattamente come era successo quando ho riscoperto la mia adorata giacca scamosciata — che a quanto pare aveva solo bisogno del giusto compagno di layering.

Perché il gilet, oggi, è molto più di una tendenza. È quel pezzo di mezzo tra “ho fretta” e “ho pensato tutto nei dettagli”. È il nuovo blazer, sì, ma senza le spalline, senza la formalità, senza quell’ansia da outfit troppo riuscito. È il capo che si adatta al nostro stile di vita (e d’umore) con una disinvoltura che conquista.

E il bello? Sta bene con tutto. O quasi. Ma ci arriviamo.

Il gilet: un pezzo sospeso tra passato e presente

Il gilet ha quell’aria da gentiluomo d’altri tempi e allo stesso tempo da ragazza cool che ha preso la prima cosa dall’armadio… ma l’ha presa benissimo. È un capo sospeso nel tempo, un ex outsider della moda che oggi si prende una rivincita silenziosa, ma impeccabile.

Nato nel guardaroba maschile più rigoroso — pensiamo all’alta sartoria inglese o all’eleganza disinvolta degli anni ‘30 — è poi diventato negli anni ’70 un simbolo di libertà stilistica. Frangiato, ricamato, portato sopra maxi dress o a pelle nuda, il gilet è diventato una bandiera del boho più autentico. Non a caso è anche tra i capi protagonisti del nostro recente focus sulla tendenza boho chic per l’estate 2025.

Dagli anni Duemila in poi ha vissuto un periodo di incertezza (molti lo ricordano in abbinamenti che oggi definiremmo “discutibili”), ma la moda, si sa, ama rimescolare le carte. Oggi il gilet torna con una nuova consapevolezza: è minimal ma non freddo, vintage ma non datato, costruito ma mai rigido.

È quel tipo di capo che può appartenere al passato e al presente nello stesso istante, senza mai sembrare fuori posto. Ecco perché funziona così bene nel nostro guardaroba post-blazer, post-pandemia, post-tutto: ci veste senza rinchiuderci, ci struttura senza irrigidirci, ci lascia libere ma composte.

E non è solo questione di mood. Le passerelle parlano chiaro…

Il gilet sulle passerelle PE 2025

Se c’è un capo che ha sfilato con nonchalance assoluta ma presenza magnetica sulle passerelle primavera-estate 2025, è proprio lui: il gilet. Silenzioso, strategico, trasformista. Ognuno lo ha interpretato a modo suo, ma con un unico messaggio condiviso: il gilet è tornato per restare.

Saint Laurent, con la firma affilata di Anthony Vaccarello, lo ha portato in passerella nella sua forma più pura: gilet sartoriali scuri, portati a pelle su silhouette filiformi, abbinati a pantaloni rigorosi e occhiali scuri. Un’eleganza radicale e parigina che urla silenziosamente: “less is more, ma con carattere”.

Miu Miu, invece, gioca come sempre con l’ironia e il giovanilismo chic: i suoi gilet sembrano rubati all’armadio di un fratello maggiore molto stiloso e poi abbinati a minigonne a pieghe, top micro e sneakers. Il risultato? Disinvolto, fresco, cool senza sforzo.

Da tutt’altra parte dell’universo estetico, Valentino e Chloé abbracciano il lato più romantico del gilet: crochet, ricami, tessuti naturali. Perfetti da sovrapporre ad abiti fluidi, per una moderna musa bohémien che non rinuncia alla grazia. Sono i gilet delle donne che amano vestire la leggerezza, la femminilità e non hanno paura di essere romantiche.

Insomma, ogni stilista ha detto la sua. Ma tutti — da Prada a Ferragamo, da Coperni a Etro — lo hanno incluso in collezione. Segno che non è più un semplice trend di passaggio, ma una nuova grammatica dell’eleganza quotidiana. E forse anche un modo, neanche troppo sottile, di riscrivere certe gerarchie del guardaroba.

I mille volti del gilet (e come portarli davvero)

Il bello del gilet è che non è mai uno solo. Ha mille facce, mille vite, mille interpretazioni. È un capo fluido, come la moda che amiamo oggi: si adatta al nostro corpo ma anche al nostro umore. E forse è per questo che lo stiamo riscoprendo con così tanto entusiasmo.

Ecco alcune delle sue versioni più riuscite — e, ovviamente, come portarle senza sembrare comparse di un revival anni 2000 (a meno che non sia voluto, in quel caso: chapeau).

Il gilet sartoriale

Struttura il look senza appesantirlo. Perfetto portato a pelle per un effetto “ho il controllo della mia vita e del mio outfit”, oppure sopra una camicia oversize bianca, lasciata sbottonata in basso, per un tocco garçonne decisamente raffinato. Con pantaloni ampi o gonne midi è l’alternativa chic al classico tailleur, ma anche un pezzo unico da serata cittadina.

Il gilet crochet o ricamato

Ha il sapore delle estati lente e dei mercatini di Ibiza. Portalo su un maxi dress, oppure con pantaloni morbidi in lino e top minimal. Sì, è boho — e il trucco è dosarlo bene: basta lui per raccontare tutta la storia.

Il gilet imbottito o utility

Ne ho comprato uno meraviglioso di GetPalma qualche settimana fa in un temporary in zona Colonne: da indossare anche sopra abiti o tailleur o sotto il trench, è il gilet per chi non ha paura di giocare con il contrasto tra funzionale e poetico.

Il gilet come top

Sì, funziona. Anzi, è tra le versioni più sensuali. Meglio se in denim, lino, o con una chiusura particolare (doppiopetto, bottoni gioiello, cintura in vita). L’importante è che calzi bene sul busto, quasi come fosse un bustier moderno. Con una gonna lunga e sandali flat, è il look perfetto per l’estate urbana.

Il segreto, in ogni caso, è lo stesso: indossarlo come se fosse l’unico capo davvero importante dell’outfit. Tutto il resto può anche restare neutro. Lui basta.

Dallo street style agli scaffali: dove trovarli ora

Una volta erano relegati nei reparti “uomo elegante” o appesi dimenticati nei mercatini vintage. Ora i gilet spuntano ovunque, dai feed delle fashion editor più minimaliste alle vetrine dei brand più democratici. Perché sono versatili, trasformisti, e — diciamolo — anche dannatamente fotogenici.

Se ti viene voglia di aggiungerne uno al tuo guardaroba (spoiler: accadrà), ecco dove cercare:

Grandi brand e catene fashion

Da Mango a H&M, passando per Zara, i gilet sono diventati una voce fissa nelle collezioni: trovi modelli sartoriali monocromo, versioni con cintura, tagli cropped, dettagli utility. Alcuni perfetti per la vita in ufficio, altri per dare un twist al look da weekend.

COS punta su forme essenziali, linee pulite e materiali naturali: perfetto per chi ama lo stile scandinavo con un tocco di tailoring femminile.

Sézane e Rouje, invece, cavalcano il mood parigino e boho romantico: gilet in denim, con bottoncini rivestiti, fiori ricamati e tessuti rétro che sembrano usciti da un film di Agnès Varda.

Second-hand, vintage e mercatini

Qui è dove il gilet esprime tutto il suo potenziale narrativo. Quello anni ’70 in suede, quello in broccato da uomo che ti cade addosso alla perfezione, quello ricamato a mano trovato per caso su Vinted a 12 euro. Ogni pezzo è unico e — cosa non da poco — ha un fascino che nessuna collezione fast fashion può replicare.

Il consiglio? Guarda negli armadi di famiglia. Davvero. Quel gilet dimenticato del nonno potrebbe essere il pezzo più cool della stagione. E no, non è un caso se ti ricorda un po’ la nostra amata giacca di renna: certi capi tornano solo per chi ha occhio.

Perché il gilet funziona (davvero)?

La verità è che il gilet sa fare cose che altri capi si sognano. Sta nel mezzo, eppure non è mai un compromesso. È meno formale del blazer, ma più autorevole di una semplice camicia. È il pezzo che indossi “per aggiungere qualcosa” ma finisce per dare carattere a tutto il look.

Funziona perché è intelligente. Perché è capace di raccontare uno stile anche quando il resto è basico. Perché lavora sulle proporzioni — slancia, definisce il punto vita, struttura — ma lo fa con garbo, con quel modo sottile di suggerire piuttosto che imporre.

È un capo “di mezzo” nel senso più bello: tra passato e presente, tra maschile e femminile, tra costruzione e leggerezza. Lo puoi portare in ufficio sopra una camicia bianca e subito dopo al tramonto con un top di seta e un paio di sandali bassi. E se ti viene voglia di provarlo persino con i pantaloni pinocchietto… beh, a quel punto sei ufficialmente una gilet addicted (con coraggio da vendere).

In un momento in cui vogliamo guardarci allo specchio e vedere qualcosa di nostro, di scelto, il gilet diventa un alleato silenzioso. Non ha bisogno di rubare la scena, ma quando c’è, si nota. Proprio come chi lo indossa.

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