Esistono storie che non esistono, tramandate di generazione in generazione solo oralmente. Ebbene di questo strano anno accademico 2020/2021 fra il racconto di una pandemia, di una socialità smarrita e di chiusure forzate, un domani alle nostre figlie racconteremo anche la storia delle Friulane.
Basta fare un giro per le strade, ormai ripopolate di Milano, per osservare l’assoluta omologazione “da piedi” che impazza per la città. Le friulane stanno conquistando tutti perché sono capaci di rendere ogni look perfetto e mettere d’accordo stili e caratteri differenti. Ah sono assolutamente genderless che di sti tempi non guasta!
Cosa fa di un oggetto un oggetto di culto, il fenomeno del momento, probabilmente non lo scopriremo ora, ciò che possiamo scoprire invece è da dove arrivano.
Nate nelle campagne friulane (per l’appunto!) presumibilmente intorno all’800, queste calzature, prodotte con materiali di scarto, erano le famose “scarpe della domenica”. Le alternative alle scarpe da lavoro nei campi, quelle che forse si usavano per andare in Chiesa e che sicuramente le spose indossavano nel giorno delle nozze. Erano confezionate dalle donne delle singole famiglie con ciò che “avevano a casa”. Spesso le suole erano ricavate da vecchi copertoni di biciclette, la copertura interna da sacchi di iuta usati per trasportare semi e le tomaie da scarti di stoffa o tessuto. Avevano però una caratteristica importante: essendo confezionate nell’intimo dei focolai domestici erano uniche, le une diverse dalle altre.
La storia vuole che a un certo punto le friulane siano arrivate a Venezia e abbiano colpito al cuore i gondolieri che finalmente potevano usare un paio di scarpe che non rovinasse le loro imbarcazioni. Ed è presumibilmente lungo “el canal” che le friulane furono ammesse nell’alta società che, come spesso accade, ne intravide subito le potenzialità. Pare infatti che i nobili le amassero per il loro essere assolutamente silenziose che permetteva loro di poter, quatti quatti, sgattaiolare nelle abitazioni delle loro amanti clandestine senza far alcun rumore (ah gli uomini!).
Furono infine i dandy a sfoggiarle nei loro look artistici, per questo tutt’oggi non sei una vera radical chic se non hai ai piedi un paio di friulane, preferibilmente rosse o verde bottiglia e rigorosamente in velluto!
Come siano arrivate fin qui non lo sappiamo benissimo, sappiamo che fino a qualche anno fa erano usate come pantofole dalla sciure milanesi che accoglievano nei loro fantastici appartamenti gli ospiti.
Forse è stata la pandemia ad aiutare il loro successo e l’attenzione che più o meno tutte abbiamo, in questi ormai due anni, riservato ad un abbigliamento più comodo e confortevole.
Fatto sta che a Milano il sogno si realizza, ma spesso anche si infrange, in una piccola piazza (Sant’Eustorgio) dove ogni giorno una fila immensa di persone aspetta con ansia il proprio turno per poter entrare nel piccolo negozietto (Calzature Gallon) che vende le tanto amate. Certo si possono comprare anche online ma, va detto, il prezzo delle Calzature Gallon è assolutamente competitivo – neppure 30 euro! – e l’attesa del desiderio è essa stessa il desiderio (o una cosa del genere… )
Le friulane di Gallon sono confezionate a mano, per questo tutte diverse nella loro identicità, motivo per cui spesso il tuo numero – sì proprio il tuo – quando arriva il tuo turno – sì proprio il tuo – è già esaurito.
Si sa, la bellezza comporta sacrifici in termini di tempo e pazienza e per le friulane vale la pena passare qualche oretta in fila! In fondo se anche Kate Moss si è arresa all’ultra-flat, chi siamo noi per ribellarci?