Lo stretto legame fra due delle espressioni artistiche più moderne della storia dell’uomo, e cioè cinema e sistema della moda, è oggetto di interessanti approfondimenti e studi dedicati. Il cinema ha rappresentato la vetrina della moda e la moda ha rappresentato il canovaccio del cinema. Immaginare un film, definire dei personaggi, raccontare delle storie senza calarle in un determinato momento storico e relativo stile di abbigliamento è del resto impossibile. Dai film in costume a quelli fantascientifici, tutto parte dagli abiti. Allo stesso modo, tutto ritorna sugli abiti stessi sotto forma di tendenze e successi commerciali.
In questo reciproco scambio, alcuni creatori si sono contraddistinti per particolare affinità con quella che è stata definiti la 7° arte, il cinema appunto, che ha messo in moto la fantasia dell’uomo. Una di questi è indiscutibilmente Gabrielle Chanel, nata solo 10 anni prima dell’invenzione del cinematografo, che proprio in quella tensione al movimento aveva letto la necessità di liberare i corpi femminili da ingombranti abiti lontani dalle esigenze quotidiane. Senza mai rinunciare ad uno stile dall’eleganza innata.
“È attraverso il cinema che la moda può essere imposta oggi”, affermava Gabrielle nel 1931, mostrando la sua consapevolezza nei riguardi di questo nuovo potente strumento di comunicazione.
Per questo Gabrielle Chanel collaborò con i registi di film che hanno fatto la storia del cinema e che fotografano l’ideale di eleganza femminile ancora oggi vivo nella Maison francese. Un’eleganza appunto definita “senza tempo, per cui senza fine”.
Sempre nel 1931, inizia la sua collaborazione con il cinema: veste Gloria Swanson in Tonight or Never (1931). Nella pellicola la presenza di Chanel è palpabile non solo negli abiti, ma anche nella definizione della raffinatezza del personaggio stesso: non mancano le inquadrature della sua stanza con all’interno una bottiglia di profumo N ° 5, per rivelare il concetto generale di Gabrielle Chanel di fascino di una donna.
Tante le pellicole che hanno goduto dell’estro di Chanel e della sua straordinaria sensibilità per l’eleganza femminile. Pensiamo a La Marsigliese (1938), La bestia umana (1938), Gli amanti (1958), Les Liaisons Dangereuses (1960), Lo scorso anno a Marienbad (1961). Fino ad arrivare a Boccaccio ’70 (1962) in cui l’universo CHANEL appare davvero in ogni scena: dall’abito alla borsa, dalle perle, alle scarpe bicolore fin’anche al profumo N ° 5 , insomma un vero manifesto reso immortale dal talento di Romy Schneider.
Ma Chanel non si è limitata a “vestire” i personaggi: li ha definiti, connotati, resi parlanti anche quando non pronunciavano alcuna battuta. La magia della moda, no?
Ha stretto legami duraturi con le attrici che vestiva sul set, determinandone il successo e accompagnandole anche nella vita fuori dal set. Questo probabilmente perchè Chanel capì che proprio loro sarebbero state le ambasciatrici più importanti per la sua creatività: indimenticabili i look di Jeanne Moreau, Romy Schneider, Elizabeth Taylor e Jane Fonda.