Togliermi il cappello della fashion e beauty editor per parlare di tematiche profondamente diverse non è facile. Eppure è giusto.
La mia generazione è cresciuta avendo sotto gli occhi l’immagine iconica del bimbo affamato. Bambini spesso nominati dalle nostre nonne quando facevamo i capricci per mangiare. Una fotografia vista su giornali, in tv, sui libri di scuola. La fotografia di una generazione identica alla nostra, nata solo dalla parte sbagliata del mondo, se così si può definire l’Africa Centrale.
Così, quando ho avuto l’opportunità, grazie alla mia amica Carola Muttoni, di intervistare Pierpaolo Grisetti, presidente di Amici per il CentrAfrica ONLUS mi sono sentita per la prima volta incaricata di un compito non da poco. Innanzitutto fare delle domande che avessero un senso vero, fossero all’altezza del mio interlocutore e potessero aiutarlo a far emergere in tutta la sua potenza il messaggio principale della sua missione. E poi riuscire a racchiudere in un unico articolo una descrizione esaustiva di 18 anni di attività di questa associazione laica nata, cresciuta e portata avanti con passione da suoi volontari.
Seguono le domande e le risposte del Dottor Grisetti, su cui ovviamente non ho apportato alcuna modifica, perchè ogni sua singola parola arriva dritta e forte, come i sorrisi di questi bambini coinvolti nel Progetto Educazione. Sorrisi, non solo fame e miseria.
Diritti fondamentali come l’accesso all’acqua e alle cure, percorsi di istruzione e formazione, attenzione nei confronti delle donne: i cardini delle attività della Onlus sono non di “semplice” assistenza, ma di collaborazione, di costruzione di un percorso di miglioramento personale e di comunità. Da dove arriva questo spirito così proattivo?
L’Associazione crede fermamente nel miglioramento delle condizioni di vita dell’intera popolazione mondiale quale responsabilità di ogni singolo individuo. Le emergenze sanitarie, la grande povertà, l’instabilità politica, sociale e strutturale, la scarsa attenzione alla difesa delle minoranze non permettono alle popolazioni dell’Africa centrale di costruire solide basi sulle quali pianificare il proprio futuro. Ciò causa una realtà di sottomissione e povertà. Volontà dell’Associazione è, pertanto, l’esprimere una partecipazione responsabile e solidale verso coloro che vivono nella povertà dando un aiuto concreto, soprattutto per le esigenze primarie, con il proprio operato.
Formazione ed educazione scolastica, diritto alla salute, sviluppo di attività produttive autonome: tutto ciò è fondamentale per far sì che la popolazione centrafricana possa prendere consapevolezza e dar vita ad un processo di sviluppo necessario per creare una condizione di vita migliore rispetto a quella attuale.
Il nostro impegno si concretizza nell’istituzionalizzazione di strutture didattiche che consentano l’alfabetizzazione e la scolarizzazione di tanti bambini, nella creazione e nel sostegno di poli sanitari per garantire almeno le cure primarie, nell’avvio di progetti economici per uno sviluppo agricolo e manifatturiero.
Da anni siamo bombardati (mai abbastanza), di immagini che ormai sono iconiche: bambini affamati in braccio alle loro mamme dagli occhi spaventati. Come si può trasformare un sentimento di compassione nella voglia di fare davvero qualcosa?
Credo che il vedere sorridere i bambini e mostrare al mondo la loro gioia rappresenti un segno di speranza. E’ più impattante mostrare i volti dei bambini che ridono e giocano nella loro difficile quotidianità: ciò è il risultato dell’operato di Amici per il CentrAfrica grazie ai suoi volontari e sostenitori. Un sorriso genera speranza nel futuro. Se il sentimento di compassione per la condizione dei bambini centrafricani non si trasformasse in un’azione concreta non avrebbe alcun senso continuare la missione in uno dei paesi più poveri al mondo.
La storia della Onlus, è una storia fatta di uomini, di una comunità che aiuta un’altra comunità. Come siete riusciti a unire così tante persone in un percorso unico, così lungo e così impegnativo?
L’associazione è nata per volontà della nostra fondatrice Carla Maria Pagani in occasione di un suo viaggio nel 2000 in Repubblica Centrafricana per far visita alla zia comboniana Suor Beniamina. Tra le molte esperienze vissute in quel viaggio, quella che ha lasciato un segno indelebile è stata la visita all’ospedale di Zomea, nella foresta dei Pigmei, dove un piccolo bimbo in condizioni critiche trascorreva la sua degenza sdraiato nella terra rossa. In breve tempo le condizioni del bimbo si sono aggravate causandone la morte proprio tra le braccia di Carla. Al suo rientro in Italia, una frase provocatoria di Suor Beniamina “Al tuo rientro in Europa ti dimenticherai di noi, dei nostri bimbi e della povertà del Centrafrica” ha dato a Carla la forza di dare inizio ad una raccolta fondi per costruire, in meno di un anno, un dispensario pediatrico a Zomea. Carla mi coinvolse sin da subito in questa avventura e nel 2001 decidemmo di dar vita all’Associazione Amici per il CentrAfrica Onlus, usufruendo così di tutte quelle agevolazioni previste dalla normativa per la raccolta fondi da investire in progetti di sviluppo in Repubblica Centrafricana.
Da ciò il coinvolgimento di sempre più persone, volontari e sostenitori, le prime missioni in terra Centrafricana. Ogni missione lascia sempre un segno diverso ed un ricordo profondo per colui che la vive. Le condizioni climatiche, di igiene e di vita presentano diverse criticità, ma ogni volta la voglia di tornare e far qualcosa di concreto per questo popolo si ripresenta con più forza e maggiore intensità. Forse il nostro operato di volontari, la dedizione che mettiamo in ogni opera creata e gestita ci permettono di ampliare il ventaglio dei nostri sostenitori e far sì che la nostra vera missione è quelle di coinvolgere sempre più persone in aiuto ad un luogo dimenticato, silenzioso ma tanto simbolico.
Aiutare è una passione, una missione, ma anche una responsabilità: per chi, come me ad esempio, non svolge lavori che implicano il salvare vite umane, come si può gestire questa emozione, la paura quasi, di entrare in contatto con chi la vita la rischia ogni giorno?
L’impatto con una realtà scioccante dal punto di vista umano è terribile: mi ricordo il primo viaggio quando atterrato all’aeroporto di Bangui andai in un orfanotrofio dove mi misero in braccio uno dei tre bimbi, di pochi mesi di vita, abbandonati nella fogna. La paura e l’emozione di questo contatto mi avrebbe potuto far scappare da una realtà così cruda e disumana. Ma è accaduto l’opposto: la paura iniziale si è trasformata in voglia di donare un po’ di me stesso e della mia vita per contribuire concretamente a rendere più vivibile la vita di chi, non per scelta propria ma per un caso, si è trovato a nascere in un paese tra i più poveri al mondo. Salvare anche uno solo di questi bambini, farlo sorridere e renderlo capace di sognare un mondo migliore è ciò che permette di gestire le emozioni più profonde, anche quelle più “crude”.
Mi vuole raccontare un episodio a cui è particolarmente legato di questi anni di attività della Onlus?
Una mattina sulla strada che porta al nostro centro La Joie de Vivre vedo una bambina di 6/7 anni che piange disperata tirata per il braccio dalla sorella e dalle altre amiche di scuola. Mi avvicino per capire per quale motivo la piccola piange e scopro che è perché si è rotta la sua ciabattina ad infradito. Dovete sapere che i ragazzi che vengono alla nostra scuola percorrono a piedi anche 10 km e quindi le scarpe sono necessarie per camminare lungo la strada. Prendo in braccio la piccola cercando, col mio francese a volte poco comprensibile, di consolarla e la porto ai container che racchiudono il materiale donato. Insieme cerchiamo e troviamo delle nuove ciabattine rosa che calzano a pennello e sul suo viso compare un grande sorriso. La piccola potrà percorrere il tragitto per andare a scuola con le sue scarpette nuove, donate da una famiglia italiana all’Associazione.
C’è qualcuno che la ispira in ciò che fa?
L’ispirazione del mio volontariato viene dai tanti volti dei ragazzi centrafricani che incontro lungo il tuo cammino. Volti sorridenti, volti tristi, volti che spesso rivelano dolore e sofferenza, volti che cercano affetto e amicizia. Volti che rendono la tua giornata diversa ed unica, che chiedono di aiutarli a credere e sperare in un futuro migliore e dare speranza ai propri sogni facendoli diventare realtà. Fonte continua di ispirazione sono i volontari con i quali condividere i progetti, gli obiettivi, le difficoltà per poi condividere la gioia dei risultati raggiunti.
Se dovesse raccontare la storia e lo spirito della Onlus ad un adolescente, cosa gli direbbe?
La storia e lo spirito di Amici per il CentrAfrica sono racchiusi nello stesso nome dell’Associazione. Il vero Amico è colui che ti sta accanto nel tuo percorso di vita, con il quale condividi momenti di gioia immensa e di dolori profondi. L’associazione è nata in un momento emotivamente forte quale la morte di un bambino pigmeo ricoverato in un centro di sanità: dalla solidarietà verso questi bambini più sfortunati è nata l’amicizia che sprona i volontari a donare gratuitamente parte delle loro ricchezze (in denaro o in lavoro) per permettere loro di crescere con la consapevolezza che qualcuno gli vuole bene e non li abbandonerà. Essere un volontario significa donare sé stessi, con amore gratuito e in modo smisurato , senza fare alcuna distinzione e “rubando” il proprio tempo alla famiglia, agli amici, a te stesso, a volte rischiando in prima persona a causa dell’odio umano e degli interessi che nutrono le grandi potenze nello sfruttare uno dei territori più ricchi al mondo a livello di risorse. Ma il volontario riceve, dal suo stesso operato, un indescrivibile arricchimento umano e spirituale, che nutre il tuo essere e ti dà la forza di continuare a tornare nella terra africana perché, come afferma un nostro volontario, “quando la terra rossa dell’Africa entra nei polmoni, non esce più e il tuo cuore resta là con loro”. Lo spirito di amicizia e condivisione dovrebbe muovere il cuore degli adolescenti rendendoli ancor più consapevoli della loro fortuna, quella del mondo europeo rispetto alla povertà di alcuni popoli africani. Il volontariato, in ogni sua forma, dovrebbe rappresentare una tappa fondamentale per ogni adolescente e per il suo cammino di vita, promuovendo un mondo di pace e di sviluppo necessario affinchè ogni individuo possa avere la possibilità di vivere per crescere e non di vivere per sopravvivere.
Quali saranno i progetti futuri della Onlus?
I progetti futuri della Onlus sono due: il primo e più rappresentativo è il Progetto “la Scuola dei Mestieri” che nel suo nome racchiude la sua stessa finalità poiché rappresenta la volontà di insegnare le tecniche più avanzate nell’apprendimento di un mestiere. Rappresenta un esperimento pedagogico qualitativo che, anche se strettamente connesso al territorio, vuole essere uno strumento per combattere la disoccupazione e tutto ciò che di negativo ne deriva quale la fame, la morte, la necessità di lasciare il proprio Paese a qualsiasi costo. L’Associazione ha l’ambizione di farsì che la Scuola dei Mestieri possa essere un polo di attrazione per i giovani di tutto il Paese. Potrà infatti essere identificata anche come la “Scuola della Cultura” grazie alla creazione di un’area polifunzionale dedicata a teatro, cinema e conferenze dando così un completamento funzionale ed esercitando un ruolo di crescita culturale del Paese. La Scuola sarà un contenitore che comprenderà:
- la Scuola di formazione psicopedagogica Jean Paul II, già esistente da anni, unica scuola superiore del settore riconosciuta dallo Stato centrafricano e capace di formare insegnanti;
- la Scuola di Sartoria che si avvarrà della metodologia e dei programmi creati appositamente dall’Istituto Secoli di Milano;
- la Scuola professionale di formazione di – meccanici, idraulici ed elettricisti;
- la Scuola di formazione di personale sanitario
- una mensa per la formazione di cuochi e per l’insegnamento di una cultura di sicurezza alimentare
- l’insegnamento di attività culturali quali il teatro, la visione di film e documentari, creando così un luogo di confronto
La finalità della Scuola dei Mestieri è il promuovere le attività di formazione ed occupazione. Il lavoro garantisce dignità, rispetto di sé e degli altri, raggiungimento di un equilibrio e di un’autonomia e permette di combattere quella spirale di violenza che ha distrutto il Paese negli ultimi anni.
Il secondo progetto è la creazione di una “clinica mobile” che possa portare assistenza sanitaria sull’asse Bangui – M’Baiki – Zomea – Bagandou – Ngouma nella zona della foresta dei Pigmei, una tra le zone più povere del Paese.
L’obiettivo specifico è il migliorare le condizioni di vita dei bambini che vivono nella prefettura della Lobaye garantendo così ad almeno 5.000 bambini (fascia di età 0-15 anni) l’accesso a servizi sanitari e ad analisi di laboratorio biomediche e microbiologiche gratuite, offerte dal centro sanitario Mama Carla di Bangui. Tali servizi verranno estesi ai villaggi dell’asse viario Bangui-Mbaiki da un’Unità Mobile appositamente attrezzata. Le attività si svolgeranno grazie alla collaborazione già attiva da anni con la Comunità di S.Egidio, che si occuperà principalmente delle donne in gravidanza e dei bambini affetti da HIV.
Senza acqua non si vive, senza formazione non si cresce e si resta schiavi dell’ignoranza: è uno dei valori fondamentali alla base dell’attività della Onlus. Secondo lei, per chi è dall’altra parte del mare, cioè noi, potremmo dire che vale la stessa identica cosa?
Come l’acqua è essenziale per lo sviluppo e il sostentamento in quanto fondamentale per tutte le forme di vita, così la cultura ci rende liberi da dai pregiudizi. Nelson Mandela ha affermato: “l’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo”. Acqua e cultura sono elementi essenziali che dovrebbero essere garantiti all’intera umanità senza limiti geografici, di razza, di religione e di cultura. Colui che, per caso o fortuna, vive in una realtà dove acqua e cultura sono garantiti ha il dovere morale di sostenere coloro che non ne hanno la possibilità e lotta per averle raggiungendo così una propria autonomia e libertà. L’Associazione Amici per il CentrAfrica cerca di garantire nel Paese in cui opera, la Repubblica Centrafricana, progetti che sostengano lo sviluppo e l’affermarsi di questi valori fondamentali.
Avete mai organizzato dei corsi o delle presentazioni all’interno di istituti scolastici? Qualcosa che possa avvicinare proprio i più giovani non semplicemente al senso di pietà nei confronti di chi sta peggio ma una sorta di educazione civica, sociale, culturale ed emotiva per imparare a capire che ciò che affligge “l’altro” è un problema non solo suo, ma della società tutta?
Uno dei progetti informativi e formativi che l’Associazione vorrebbe portare avanti è proprio questo: entrare nelle scuole e testimoniare informando.
Nel prossimo futuro, vorremmo permettere ad un gruppo di ragazzi degli ultimi anni delle scuole superiori di fare un’esperienza di missione conoscitiva in Repubblica Centrafricana. Questo porterebbe ad essere testimoni e ci permetterebbe di allargare il bacino di giovani che si legano all’associazione e che rappresentano, in quanto tali, la nostra risorsa per il futuro.
Qualcuno vi ha mai detto “perché aiutate in Africa e non chi ha bisogno in Italia”? Come si risponde a chi ne fa una questione di colore della pelle o di confini territoriali?
E’ facile rispondere a questa domanda che in molti pongono senza pensare e meditare quanto ipocrisia vi sia in essa. Ogni nazione ha la propria agenzia per la cooperazione internazionale allo sviluppo e nelle stesse università si ha una formazione in politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo.
Ciò significa che il mondo condivide il pensiero che la solidarietà verso i popoli più poveri ed un sostegno attraverso le politiche di sviluppo economico culturale dei loro paesi sia e rappresenti un elemento fondamentale per garantire la pace. Ogni area geografica si caratterizza per peculiari necessità economiche, culturali, sanitarie ed educative. Ognuno di noi, in base alla propria esperienza ed inclinazione può liberamente scegliere se aiutare il proprio Paese o spingersi oltre le proprie frontiere. Il vissuto e l’esperienza sul territorio dell’Associazione ha fatto sì che il nostro impegno si indirizzi ad un Paese molto difficile, ove le continue guerre lo hanno trasformato spesso in un inferno, in una terra di sangue, dove non vi era più speranza nel futuro e dove i bambini erano più istruiti alla guerra che alla cultura. Credo che sia riduttivo limitarsi a capire perché aiutare l’italiano, l’africano o il sudamericano. Tutti hanno diritto ad avere la propria dignità, a vivere per crescere, a costruire i propri sogni. Credo che la risposta più emblematica sia quella che ho letto in un libro: “Va dove ti porta il cuore. Va e non fermarti, dona te stesso per gli altri in modo da costruire un mondo in cui si possa scegliere liberamente di vivere nel proprio Paese o in un altro posto, in pace ed amicizia”
Vi aspettate qualcosa a livello politico-istituzionale?
Amici per il CentrAfrica è un’associazione fatta di volontari che offrono il loro operato in modo non retribuito e dove il 90% dei fondi raccolti sono reimpiegati per la crescita e lo sviluppo della Repubblica Centrafricana. La nostra associazione ha la necessità di essere sostenuto dalle istituzioni, nazionali ed internazionali: per far ciò dobbiamo farci conoscere e far conoscere tutti i risultati ottenuti in questi anni, dal 2001 ad oggi, ed i progetti futuri cercando così di poter ottenere un aiuto finanziario istituzionale.
È di fondamentale importanza che vi sia un controllo sull’impiego dei fondi e sul raggiungimento degli obiettivi raggiunti con il finanziamento dei progetti, al contrario sarebbe del tutto sbagliato tagliare i fondi della cooperazione internazionale perché vorrebbe dire abbandonare i più poveri e deboli ad un destino terribile. Ci aspettiamo quindi che le Istituzioni osservino, valutino e decidano di sostenere anche l’operato delle piccole associazioni al fine di garantire uno sviluppo sostenibile delle aree più povere.
Quale sarà il suo prossimo impegno?
Il prossimo impegno è terminare la costruzione di “La Scuola dei Mestieri”. Per la conclusione di questo significativo progetto ci servono ancora € 150.000, la cui raccolta sta avvenendo promuovendo azioni di fundraising e di richiesta di aiuto alle Istituzioni italiane. L’associazione tiene molto a questo progetto che risulta essere il più ambizioso in Repubblica Centrafricana.
Il progetto rappresenta il coronamento di un progetto più ampio: nel 2009 su un terreno di circa 20.000 mq ricevuto in donazione da un imprenditore francese rientrato in patria, si è avviata la realizzazione del centro “LA JOIE DE VIVRE”, un centro in un quartiere periferico di Bangui quale luogo protetto per la fascia d’età dalla prima infanzia sino all’età adulta. Ad oggi l’intero centro racchiude la Scuola Materna, la Scuola Primaria e College “Nicolas Barrè”, la scuola di formazione pedagogica “Jean Paul II”, il Dispensario Pediatrico “Mama Carla”. La scuola dei mestieri rappresenta quindi la conclusione di un percorso progettuale senza il quale il “Centro La Joie de Vivre” non avrebbe la sua piena funzionalità. Nel 2019 avremo le prime classi che termineranno il ciclo di studio dell’obbligo, e poter fare partire contestualmente un centro di formazione professionale garantirebbe una continuità di studio/formazione professionale ad alcuni dei ragazzi della scuola che decidano di non proseguire con il Liceo. Infine, con gli accordi presi con il Ministero dell’Istruzione e i Rettori delle facoltà universitarie riusciremmo a garantire la formazione pratica di medici, dentisti, ottici che consentirebbe alla RCA di cominciare ad avere personale specializzato nelle diverse discipline.
Come vede il futuro della Onlus?
Partirei da una frase che ritengo importante per il futuro dell’associazione: “Un sogno sognato da solo è solo un sogno. Quando si sogna tutti insieme è il principio della realtà.” Parlare di sogno è sempre difficile perché nasconde in sé anche il rischio dell’illusione, di qualcosa che può essere irreale. Tuttavia c’è sempre una simbologia nel sogno che è assolutamente necessaria. «L’uomo che non è capace di sognare è un povero diavolo», scriveva Thomas Borge.
Il futuro dell’Associazione è insito proprio nella volontà di sognare insieme. Se non saremo capaci di coinvolgere giovani volontari nel portare avanti i progetti e gli obiettivi allora l’Associazione non avrà futuro. Se saremo in grado di far capire quanto siano determinanti la condivisione e la redistribuzione delle risorse e degli aiuti per un’indipendenza culturale nei paesi più poveri, allora potremo sperare che le attività dell’Associazione non si interrompano nel tempo e potremo essere per sempre gli Amici del CentrAfrica.
Bravo Paolo hai descritto l’associazione perfettamente. Lo spirito dei volontari un sorriso e una stretta di mano questo è il volontariato